intelligenza emotiva: breve guida per capirla meglio.

intelligenza emotiva: breve guida per capirla meglio.

Josh lavorava come direttore clinico in un grande ospedale. Da poco era diventato padre di due gemelli con sua moglie, Claire.

Durante un difficile periodo di turnover piuttosto intenso all’ospedale, Josh perse la pazienza e iniziò ad urlare contro un’infermiera di fronte ad un paziente e alla sua famiglia.

Più tardi quella settimana, in un momento in cui i suoi gemelli stentavano ad addormentarsi, ebbe un simile sfogo a casa.
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Eppure Josh è sempre stato un tipo tranquillo. Come mai ha avuto reazioni così forti?

Le radici dei problemi di relazione nel nostro lavoro e nella vita sono spesso le stesse. In questo caso, abbiamo visto una situazione provocata da uno stress crescente e da una mancanza di consapevolezza emotiva.

L’intelligenza emotiva studia esattamente questo ambito.

E’ importante specificare che l’intelligenza emotiva non è una cosa che riguarda l’attività lavorativa. Il cervello, infatti,  non distingue tra le nostre vite personali e professionali. Naturalmente, nel tempo, abbiamo acquisito un repertorio (o, più correttamente, un copione) su come comportarci in diverse situazioni. Per esempio, ci sono battute che racconteremmo ai nostri amici in un bar, ma che non racconteremmo mai in un incontro con i nostri colleghi al lavoro.

Ma nel complesso, le nostre debolezze tendono a rimanere le stesse a casa e al lavoro, emergendo in modo simile nonostante i diversi contesti.woman-2696408_1920

Pertanto, quando sviluppiamo competenze di intelligenza emotiva, i benefici permeano tutti gli aspetti della nostra vita. La consapevolezza emotiva è un primo passo fondamentale per migliorare l’intelligenza emotiva e iniziare un cambiamento comportamentale positivo.

La consapevolezza emotiva ci aiuterà in modo molto importante a riconoscere le modalità in cui reagiamo alle situazioni stressanti o in che modo gestiamo le sfide inaspettate.

Con la consapevolezza emozionale, potremmo dire a noi stessi:

Sto per fare un gran casino con la mia rabbia, sto per esplodere. Ma percepisco disagio o paura o rabbia nella persona con cui sto parlando. Forse dovrei riprendere fiato e rivalutare la situazione.

Questa consapevolezza è un catalizzatore per iniziare a bilanciare le nostre  emozioni più regolarmente, per prevenire esplosioni e, in definitiva, per essere più efficaci e compassionevoli nella comunicazione.michelangelo-71282_1280

La sfida vera però è riuscire a pensare all’intelligenza emotiva in modo olistico, cioè come un complesso di competenze emotive. Infatti, la consapevolezza emotiva da sola non basta, proprio come, dal punto di vista professionale, un’unica competenza non basta a fare di noi un professionista.

Per provare a fare un esempio, il coaching  che affronta l’intera persona, considerando sia obiettivi personali che professionali, i problemi a casa e al lavoro, i nostri valori e le passioni, è molto più probabile che produca intuizioni produttive e cambiamenti duraturi. Lo sviluppo personale e professionale dell’intelligenza emotiva è la stessa cosa.

Mentre alcune competenze (come l’orientamento al rendimento o la consapevolezza organizzativa) possono essere più esclusive del regno professionale, i seguenti quattro aspetti dell’intelligenza emotiva sono onnipresenti nelle nostre vite a casa, al lavoro e ovunque:

  • Autoconsapevolezza
  • Padronanza di sé  
  • Consapevolezza sociale
  • Gestione delle relazioni

Comprendendo l’intelligenza emotiva nei termini delle nostre esperienze in quanto persone – coniugi, genitori, amici – non solo professionisti, possiamo riconoscere più facilmente gli schemi nel nostro comportamento e adottare misure di miglioramento che permeano tutte le nostre relazioni.

E a ciò possiamo aggiungere anche che potremo trarre grandi vantaggi nelle relazioni di coppia, cosa di cui abbiamo già parlato qui.

Concludendo, potremmo dire che

l’intelligenza emotiva può essere una chiave per la lettura e il miglioramento delle relazioni interpersonali.

Però bisogna applicarsi, ricordando che la consapevolezza è una piccola parte del cambiamento: l’altra, fondamentale, è il comportamento.